Federazione
Italiana Lavoratori
Chimica
Tessile Energia Manifattura
FILCTEM
CGIL Prato
Tel.
0574 4591 – Fax 0574 459303
Lettera
aperta
Oggi
un distretto distratto, domani un distretto distrutto?
Nei
giorni scorsi, alcuni imprenditori pratesi tra i più competitivi
hanno rivelato le ricette che hanno permesso loro di rimanere, con
successo, sul mercato. Tutte condivisibili e molte di queste anche da
noi, da sempre, auspicate: saper capire quali sono i prodotti giusti
e imparare a fare quello che il mercato richiede anticipandone i
tempi; seguire e sapere accontentare specialmente quei mercati che
sono in grado di riconoscere il valore aggiunto dei prodotti
particolari e caratterizzati; portare avanti un ricambio
generazionale fatto da imprenditori che abbiano intenzione di stare
sui mercati e di competere rinnovandosi e cercando continuamente
nuovi sbocchi, e non da chi ha come solo obiettivo di disinvestire
dall’industria.
Tutto
questo, però può aver futuro solo con forti investimenti in
macchinari tecnologicamente avanzati e in risorse umane che, per la
parte produttiva, sono state sempre a carico dei terzisti. E quindi
serve una filiera integra e innovata. Siamo invece davanti a un
panorama desolante in tutte le fasi, con la filatura a cardato ormai
ridotta ai minimi termini e che spesso lavora in condizioni che non
possono consentirne la sopravvivenza se non al di fuori delle regole.
Si può dire che il cardato è residuale. Vero. Che il filato si può
comprare da fuori. Vero. Che addirittura il tessuto si può comprare
da fuori. Vero. Ma anche “la mano” dei nostri tessuti si può
comprare da fuori? È questo l’obiettivo finale? Perché il rischio
è proprio questo.
Ieri i
dipendenti di Eurotintoria hanno fatto un presidio davanti alla loro
fabbrica per rendere pubblico quanto stanno vivendo. La vicenda più
brutta degli ultimi venti anni, perché portata avanti dalla
proprietà, tra bugie e omissioni, nel più completo spregio delle
tutele di quei lavoratori che hanno tenuto in piedi l’azienda per
anni, finanziandola coi loro stipendi non pagati e con i loro
contributi e TFR non versati ai fondi di previdenza. Ad oggi quei
lavoratori non hanno ancore né visto né percepito la solidarietà
né della città né delle sue istituzioni. Dispiace, perché Prato
non era così.
Pare
che dalla prossima settimana inizi lo smantellamento dei macchinari.
Se è poco comprensibile che interessi poco alla nostra comunità il
trattamento ricevuto da più di ottanta famiglie alle quali è stata
sottratta la possibilità di affrontare la chiusura della “loro”
azienda nei modi e nei tempi che meglio le tutelassero, è
addirittura inconcepibile che non venga percepito, almeno come
distretto, che anche la nobilitazione sta arrivando al capolinea.
Gran parte delle maggiori aziende o cessano, o sono “sui barulli”
e sperano di sopravvivere “spartendosi il morto” o confidano
sull’immortalità di imprenditori ottuagenari che, tanto di
cappello, continuano a passarci dentro la vita. Altre sono già state
rilevate da una imprenditoria orientale che, in questo comparto, non
si capisce perché, è praticamente esente da controlli.
Si
pensa davvero che, in questa situazione, le ricette di successo, pur
perseguite da alcuni, siano in grado di darci un futuro? Forse
converrebbe discuterne tutti insieme. E forse sarebbe bene anche
ritrovare quel senso di solidarietà e quella capacità di indignarsi
che aveva fatto del distretto pratese una comunità, e non solo un
agglomerato di aziende.
Massimiliano
Brezzo
Segretario
Generale Filctem Prato