venerdì 28 ottobre 2016
Sciopero per rinnovo CCNL Tessile Abbigliamento, modalità.
Le Segreterie Nazionali di Filctem Femca Uiltec, come anticipato nel comunicato del 20 ottobre u.s. nel quale si proclamavano le otto ore di sciopero suddivise tra quattro ore territoriali e quattro ore nazionali, per contestare la posizione riconfermata da SMI nel tavolo del 20, si sono riunite per definire le modalità dello stesso.
Comunicato del 27/10/2016
Rinnovo CCNL Tessile Abbigliamento, dichiarato lo sciopero
Le Segreterie nazionali Filctem-Cgil Femca-Cisl Uiltec-Uil e la Delegazione Trattante per il rinnovo del contratto nazionale Tessile Abbigliamento hanno dichiarato, al termine dell’incontro del 20 ottobre 2016 con SMI, un pacchetto di 8 ore di sciopero: 4 da gestire a livello regionale/territoriali entro il 20 novembre prossimo e ulteriori 4 a livello nazionale.
Comunicato del 24/10/2016
martedì 18 ottobre 2016
Il viaggio della Carta dei Diritti universali del lavoro
Un viaggio tra la gente e con la gente, iscritte/i e non, fatto di centinaia di città,
migliaia di volti, milioni di storie che formano come in un grande mosaico quello che
siamo: la Cgil.
lunedì 17 ottobre 2016
Sempre più voucher ma a discapito dell’occupazione.
Giovanni Santi (nella foto) “Così il lavoratore non ha più tutele”
Il
lavoro accessorio, noto più comunemente con il nome degli assegni utilizzati per
il pagamento, voucher, è diventato in Italia l'ennesima stortura di un sistema nato
per risolvere un problema ma
che ne ha causati molti altri senza risolvere il primo.
Oltre
alla testimonianza di Marco (nome di fantasia) un giovane ventunenne vaianese che
da qualche mese lavora grazie a questi voucher e ne è felice, Bisenziosette è
andato alla
Cgil di Vaiano per capire questo fenomeno.
«Intanto
- spiega Giovanni Santi della Cgil della Val di Bisenzio - bisogna dire che un lavoro
come quello
di Marco (lavora tra le quindici e le venti ore alla settimana) fino all'avvento dei voucher era semplicemente un
lavoro part-time.
Venti ore settimanali non è un lavoro accessorio, non è un
lavoro a chiamata
o stagionale. E questo è un esempio perfetto della storpiatura che ha avuto
questo tipo
di lavoro retribuito».
Il
pagamento tramite voucher è nato nel 2003 con la legge Biagi. Si trattava di un tentativo
di far emergere prestazioni a nero.
«Nacque
- spiega Santi – per il mondo dell'agricoltura e per tutti quei lavori
stagionali in questo
settore come la raccolta delle ulive, dell'uva, della frutta o altro.
Poi
fu allargato ad altri tipi di lavoro, prima di tutto i lavori domestici e ad
alcuni settori del
commercio, servizi e ristorazione e per tutte le attività "accessorie"
al core business di
un'azienda, quindi per esempio chi va a fare le pulizie nello stabile di quell’azienda
o altro».
I
voucher sono quindi nati tredici anni fa, ma il fenomeno è esploso negli ultimi
tre o quattro
anni.
I
salti più vistosi, come si può vedere anche dalla tabella riportata dal sito
dell'Inps, sono avvenuti
tra il 2013 e il 2015, due anni in cui l'utilizzo di voucher è raddoppiato di anno
in anno.
In
Toscana, per esempio, siamo passati da 885.698 voucher venduti nel 2013 a 1.851.570 (quindi più
che raddoppiati) a 3.471.757 voucher nel 2015.
«Chi
lavora tramite voucher perde diritti e contributi a suo favore. Non c'è un
contratto - spiega
Santi - e quindi non c'è un legame con l'azienda. C'è piena libertà per il
titolare di fare
quello che vuole: se ti richiama bene, altrimenti se non lo fa non ha nemmeno dovere
di avvertirti».
C'è
poi la questione sui contributi: «Quel poco che viene pagato di quei dieci euro
l'ora, ovvero
solo 1.30 euro, vanno in contributi per il lavoratore, ma sono talmente pochi
che non consento né una pensione futura ne alcun diritto da un punto di vista
di maternità, disoccupazione ed altro.
In
pratica per tutti quei diritti acquisiti dai lavoratori dipendenti».
Il
problema poi dei voucher è che si tratta di un mondo sommerso, molto nascosto.
«La Cgil ha chiesto – spiega Santi
-, tramite una raccolta firme, l'abrogazione dei voucher:
un
sistema che doveva essere curativo per il lavoro a nero, ma che si è rivelato
malato a sua
volta. La legge sul lavoro accessorio e le varie modifiche tra cui l'ultima del Jobs
Act proprio di settembre di quest'anno, ha fatto ricadere sotto il mondo dei
voucher tutta
una serie di rapporti lavorativi prima diversificati, quindi adesso vicino al
lavoro in
nero».
Andando
poi sui dati provinciali piega: «Purtroppo noi non li abbiamo. Si presume che
siano proporzionalmente uguali a quelli nazionali, perché i numeri si eguagliano
un po'
ovunque, ma il nostro è solo un sentore».
Fonte:
Bisenziosette (14/10/2016).
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